La mancanza di equilibri in campo e la frattura nello spogliatoio tra riserve e titolari aveva segnato il destino di De Boer. Pioli ha lavorato in questi due mesi a ricomporre questi due fattori. Nonostante il gioco del tecnico parmigiano sia voluminoso come quello dell’olandese, la squadra ora subisce meno contropiedi, è meno sbilanciata e si avvantaggia del recupero di due giocatori che apparivano persi e che giocano in ruoli fondamentali per la solidità di squadra. Uno è Murillo, l’altro è Kondogbia. Ma Pioli ha lavorato sopratutto sull’aspetto mentale, sulla testa dei giocatori, senza nulla togliere all’evidente trasformazione atletica della squadra, che mai era stata così in forma. Lavorare come squadra e non individualmente, grande esigenza nei confronti dei giocatori più talentuosi sono altri due cardini dell’ex allenatore della Lazio, sfoltire la rosa invece la prima richiesta alla società. A metà strada tra Sacchi e Trapattoni, Pioli si ispira al primo per filosofia di gioco, ma ha imparato tantissimo dal suo ex allenatore. Idee e pragmatismo si coniugano, ben sapendo che se il segreto di una buona pasta è la pasta, il segreto di una squadra unita sono le vittorie.