Questa proprio non ci voleva. Quando l’ambiente interista sembrava aver trovato la tranquillità, dopo un’estate turbolenta, è scoppiata la grana Icardi. La curva gli ha dichiarato guerra per le frasi ormai note nel suo libro, ma chi sembra davvero in difficoltà è la società. Icardi ha sbagliato, forse è inadeguato per indossare la fascia di capitano, noi non l’abbiamo mai amato, ma attenzione a non passare dalla padella alla brace. L’intervento di Zanetti e Ausilio, tutto a favore della curva e nel bel mezzo di una partita importantissima, è apparso piuttosto frettoloso. (leggi la nostra analisi sotto)
E la gatta frettolosa fa i gattini ciechi. La maggioranza del pubblico interista, invece, non ha gradito i pesantissimi insulti e la pletora di striscioni srotolati dalla curva durante Inter-Cagliari contro l’attuale capitano nerazzurro. Ausilio ha così accusato Icardi di aver creato un clima strano, cioè aver diviso i tifosi, ma ha preso in toto le parti di chi lo contestava con insulti pesantissimi. Male. Non vorremmo che ora esistessero dei tifosi di serie A e dei tifosi di serie B, che si tornasse agli anni ’80, quando c’era una società succube degli ultras, i quali dettavano la linea. All’epoca l’Inter veniva in toto identificata con la sua curva, ma l’avvento di Moratti cambiò le cose, dando all’interismo un’immagine multiforme e dando cittadinanza anche alle altre componenti della tifoseria e agli altri settori dello stadio. La società attuale dovrebbe tener conto che la maggior parte del pubblico interista dimostra di credere alla versione dei fatti di Icardi, vera o inventata che sia, e di non riconoscersi nella curva e nei suoi codici di comportamento. Certo, Icardi non avrebbe dovuto tirar fuori quella storia dei quaranta malavitosi argentini, ma i presidi minacciosi sotto casa sua dimostrano, se ce ne fosse ancora bisogno, che il torto e la ragione non stanno tutti da una parte e dall’altra. Si deve ricucire lo strappo al più presto per il bene dell’Inter, ma per favore non torniamo indietro di 30 anni nei rapporti società-ultrà. Servono figure forti nella dirigenza.