Ecco qualche pillola suoi nuovi arrivati, presto per giudizi definitivi, ma vediamo come va’.
Handanovic – Non è uno che fa proclami e molti ritenevano che l’Inter non avesse urgenza di cambiare il portiere, con Julio Cesar considerato in grado di mantenersi ancora su buoni livelli. Inoltre si è subito infortunato al menisco. Insomma, non dico che c’era scetticismo perchè tutti lo conoscevano per quello che aveva fatto con l’Udinese, ma perplessità sì. Rientrato invece già il 16 settembre con il Torino, ha dato tranquillità al reparto difensivo. Glaciale e coraggioso, capace di parate stilisticamente perfette come quella su Rigoni con il Chievo, così come d’istinto come su Bianchi con il Torino. Bravo tra i pali, ammortizza i tiri dalla distanza, ma non è da meno nelle uscite sull’uomo, dove difficilmente lo metti a sedere. I miglioramenti di squadra nella fase difensiva lo hanno messo in condizioni migliori. Ad inizio stagione infatti le avversarie dell’Inter mettevano l’uomo davanti al portiere tre-quattro volte a partita. Dalla gara con il Chievo invece devono accontentarsi di molti tiri da fuori e non entrano più con tanta facilità in area.
Silvestre – Fin dall’esordio ad inizio agosto a Spalato è andato incontro a svarioni clamorosi, culminati nell’ultima partita giocata, il 2 settembre con la Roma, dove porta pesanti responsabilità su due dei tre gol giallorossi. Da allora non ha più giocato. In attesa di tempi migliori, si candida a meteora.
Jonathan – Le sue prime uscite sono state di male in peggio, fino al disastro con il Vaslui, dove alla pochezza tecnica e alla scarsa propositività, ha aggiunto errori madornali. Da allora Stramaccioni lo ha messo in quarantena in compagnìa di Silvestre. Per lui si parla di un ritorno a Parma già a gennaio.
Pereira – Ultimo arrivato alla chiusura del mercato, doveva essere il giocatore che faceva fare il salto di qualità alla squadra. Fin dall’esordio con la Roma ci ha messo tanta corsa, di cui c’era indubbiamente bisogno, ma poca qualità. Impreciso nei cross, a volte confusionario, quando Stramaccioni spiega che è passato alla difesa a tre perchè ha dei terzini che non difendono, tutti pensano a lui.
Mudingay – Bloccato da un infortunio ad agosto, finora ha collezionato più soppranomi che presenze. Lo spaccamontagne si è rivisto in campo per un paio di spezzoni con Chievo e Fiorentina, mentre è rimasto in panchina nel derby.
Gargano – Arrivato a fine agosto in tempo per fare un buon esordio con il Pescara, le ha giocate tutte tranne quella con il Vaslui. Tanta corsa, spesso impalpabile, non è certo il regista in grado di prendere per mano la squadra di cui c’era bisogno. Al massimo può dare una mano in fase difensiva, se è in giornata.
Palacio – Un gol ad agosto in Europa League, poi quello che doveva essere un banale affaticamento lo ha tenuto fuori per un mese. Rientrato nel secondo tempo del derby, dove non ha inciso, con un solo debole tiro.
Cassano – Mentre Pazzini al Milan è già finito in panchina, dopo i tre gollonzi al Bologna, Cassano all’Inter gioca il suo miglior settembre di sempre, con quattro gol, solo uno inutile ai fini del risultato, quello con la Roma. Ma più dei gol convincono gli assist, le punizioni conquistate, i giusti tempi dati alla squadra, la visione di gioco. Cassano non è un lusso, la qualità serve ed è utile. Certo, non è un attaccante moderno che rientra, non ha i 90 minuti nelle gambe e magari tra sei mesi litiga con tutti, ma intanto tutto va bene.