Sono emerse in queste ore tutte le incomprensioni di questi due anni e mezzo tra Thohir e Moratti. Una serie di dichiarazioni che in rapida successione compongono il puzzle di visioni, ma soprattutto scelte di uomini, molto diverse. Ha iniziato Thohir, nella giornata di ieri, autopromuovendo il proprio lavoro – avendo la cortesia di inserirci anche Moratti – ma rivendicando di aver costruito “un top management da top club europeo che non tutti in Italia hanno.” (Continua sotto)
La risposta di Moratti non si è fatta attendere e in serata si è invece augurato che “i cinesi si rendano conto dell’enorme responsabilità e del privilegio che significa rappresentare i fantastici tifosi dell’Inter comprendendo bene cosa serve fare. A cominciare dalla scelta di dirigenti italiani che conoscano il territorio e le nostre dinamiche”. Chi invece può scavalcare le cortesie diplomatiche e non deve dire a nuora perchè suocera capisca, è la moglie di Moratti, la pasionaria Milly, che invece dai microfoni di Antenna 3 non le ha mandate a dire a Thohir, “forse poteva comprendere di più il valore della community Inter”, ha spiegato senza mezzi termini, e il tasto dolente è sempre quello: “Forse poteva vivere un po’ più a Milano, ci si augura che se arriva uno straniero scelga dei dirigenti autoctoni, altrimenti comprano solo un marchio, ma l’Inter è molto di più. Thohir invece ha optato per dirigenti stranieri, ma non bastano le competenze tecniche, l’Inter è diversa.” Ma dalle parole della moglie traspare anche tutta l’amarezza per una incomunicabilità e una mancanza d’ascolto che ha logorato l’ex presidente in questi anni: “È difficile in un rapporto di minoranza difendere una posizione se l’interlocutore non la capisce, questa può essere una sofferenza. Non posso dare niente per certo, Massimo ha lo smarrimento che hanno tutti gli interisti. Lui è un interista tale e quale agli altri, anche se su di lui convergono tante responsabilità e aspettative”. Ora la famiglia Moratti deve decidere se uscire del tutto di scena o rimanere con una piccola quota, ma l’intenzione è quella di non fare rappresentanza simbolica, i Moratti stanno cercando di capire se con i cinesi ci sono maggiori margini di manovra che con l’indonesiano, se insomma la Suning sceglierà dei dirigenti italiani, magari vicino a Moratti, ricoinvolgendo la famiglia. Altrimenti sarà un amaro addio.