Storia di Walter

ZENGA-770x470Walter Zenga da Milano, Bovisa precisamente. 56 anni oggi. Dal 1971 all’Inter, categoria pulcini. Mandato a farsi le ossa alla Salernitana, esperienza traumatica, poi al Savona e alla Sambenedettese. Gavetta d’altri tempi, ma ritorno alla casa madre, anche questo d’altri tempi. Secondo di Bordon, poi dal 1983 portiere titolare della squadra di Milano, la sua città. “Sono in tutto e per tutto uno dei Boys”, dirà anni dopo, e la curva lo ricambia con un affetto oltre ogni limite. Quando tornerà da avversario, nel 1995 come portiere della Sampdoria e nel 2008 come allenatore del Catania, per lui due coreografie speciali. Ma Zenga è anche portiere della nazionale, prima Under 21 con Vicini, poi tutti con l’allenatore nella nazionale maggiore. Nella primavera dell’88 sembra che debba lasciare l’Inter, “qui non si vincerà mai niente”, dice in un momento di sconforto, mentre il Napoli di Maradona lo aspetta, ma poi il cuore prevale ed è ripagato: scudetto dei record con Trapattoni, Zenga è ormai il miglior portiere del mondo. (Continua sotto)zenga anni 80

Non tutti lo amano, caratteraccio, dice sempre quello che pensa, schiettezza meneghina e ai mondiali del ’90 gliela fanno pagare. Verrà premiato come miglior portiere di Italia ’90 e detiene tuttora il record di imbattibilità, ma sbaglia l’uscita su Caniggia e non para ai rigori. Il marchio è indelebile. Zenga non sa uscire e non para i rigori. E’ vero, qualche uscita la sbaglia e non è un pararigori, ma tra i pali è imbattibile. Gianni Brera lo battezza il deltaplano, ma quando Sacchi lo esclude dalla nazionale lui fischietta la hit del momento degli 883, “hanno ucciso l’uomo ragno”, e così è da allora. Il saluto all’Inter è da lacrime, finale di coppa Uefa con il Salisburgo, 1994, para tutto e se ne va alla Sampdoria. Poi Padova e poi Stati Uniti, dove inizia la carriera da allenatore e la sua vita da giramondo, Romania, Serbia, Turchia, Emirati Arabi, ma c’è spazio per un ritorno a casa, al Brera, la terza squadra di Milano. Ma il sogno è uno solo, allenare l’Inter, la sua squadra del cuore. Nel 2008 è al Catania, storica salvezza, ma l’anno dopo al Palermo arriva l’esonero dopo tre mesi. Si ritorna negli Emirati Arabi, ma nel novembre 2014 il sogno sembra avverarsi, ma poi l’Inter sceglie Mancini.

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