Al 6′ del primo tempo si comincia a capire la realtà: Nagatomo, Brozovic, Kondogbia, Medel si passano la palla a distanza di pochi metri con passaggio finale all’indietro verso Miranda. Nessuno sa cosa fare, nessuno prende l’iniziativa. Morale: non esiste centrocampo e allora come fa una squadra a impostare una manovra, come fa a vincere una partita. Abbiamo mollemente giocato per 20 minuti poi è arrivata la grande illusione con il gol frutto del valore tecnico del singolo, del “vecchio” Palacio. Anche nel secondo tempo stesso copione, senza idee, senza determinazione al punto di non distinguere se Icardi e Eder giocano male o non giocano perché non ricevono palla. Dalla partita con la Lazio siamo entrati in un tunnel, in un vuoto dal quale proprio non si vede non solo la luce, ma nemmeno l’uscita da una crisi profonda perché è una crisi di idee e di gioco al punto da temere che non il terzo, persino il quinto posto siano alla portata. Non possiamo nemmeno rifugiarci nella disastrosa direzione dell’arbitro e alla papera di Handanovic sul secondo gol perché quello che va visto sono due vittorie in nove partite, sei miseri punti che potevano essere almeno 15-16 persi malamente da una squadra senza nerbo, disunita, molto, troppo nervosa. Il silenzio stampa verso l’arbitro ci può stare, ma meglio usarlo anche per riflettere su quanto sta succedendo, sul ritrovarsi, sul capire cosa sta succedendo e cosa fare. Mancano 13 giornate, tutto è ancora possibile, il silenzio serva per cercare di uscire dalla crisi, capire cosa fare tutti insieme. Questo chiedono i tifosi e forse anche la Società e il suo Presidente.