Due minuti di black-out certo, ma in una finale questo è impensabile, ci si aspetta la giusta tensione per 90 minuti. Anche se potessimo togliere quei due minuti l’Inter vista a Parma non ha giocato con la rabbia che si deve ad una gara che era la prima di tre finali per il terzo posto. Una volta in vantaggio l’Inter ha rinunciato ad imporre il proprio gioco e non ha nemmeno sfruttato i grandi spazi che il Parma lasciava. Se vogliamo è stato peggio il primo tempo del secondo, dove l’Inter non ha creato nemmeno un’occasione per raddoppiare.
Nella ripresa dopo i gol del Parma si è vista la consueta reazione d’orgoglio, ma questa volta i gol non sono arrivati. In quei dieci minuti di fuoco prima del terzo gol parmigiano poteva anche finire 2-3, ma rimane il fatto che l’Inter non ha chiuso la partita già sullo 0-1 nel primo tempo, cosa che avrebbe prevenuto il prevedibile calo fisico del secondo tempo. La sconfitta nasce già lì.
Donadoni ha rischiato con due giocatori offensivi sulle fasce, due ex pieni di motivazioni come Jonathan e Biabiany, il primo finchè c’è stato Nagatomo in campo non ha fatto granchè, Biabiany è diventato straripante nel secondo tempo. In mezzo un regista basso come Valdes, mai contrastato, mentre il nostro Stankovic era sempre pressato, e due mezz’ale proiettate in attacco come Valiani e Galloppa. Il primo a fare l’ala aggiunta in coppia con Jonathan, il secondo con caratteristiche più interne non ha sbagliato un pallone, ed è un giocatore che farebbe molto comodo all’Inter. Un centrocampo a tre speculare a quello dell’Inter che ha vinto nettamente il confronto, più la maggiore benzina sulle fasce e il talento di Giovinco micidiale a colpire i punti deboli della difesa dell’Inter, hanno permesso al Parma di conquistare la quinta vittoria consecutiva. Forse l’Inter si aspettava un Parma appagato, fatto sta che in questa stagione ogni volta che l’Inter ha potuto guardare la classifica è caduta.