Nella bella intervista di Moratti al Corriere della sera c’è un piccolo spazio alle scelte post-Triplete, che Moratti rivendica con queste parole: “Non capisco come si possa sostenere questa tesi, nei confronti di giocatori che per noi sono stati fondamentali per anni. Campioni e uomini eccezionali, mai li avrei ceduti, nemmeno Milito, per le parole dette a Madrid. Non avrebbe avuto senso, perché davanti a tutto c’è il bene della squadra. E con tutti loro abbiamo vinto il Mondiale”. Purtroppo è difficile essere d’accordo con queste parole, anche se comprensibili per l’affetto che l’ex presidente nutre per gli eroi del Triplete, in particolare gli argentini. Perchè se è vero che con quei uomini si vinse il mondiale, poi ci fu il tracollo, senza dimenticare che altri eroi del Triplete al contrario furono trattati come degli appestati. Oggi a distanza di anni possiamo individuare invece tre errori clamorosi nella gestione del post-triplete:
– La mancata cessione di Milito all’indomani del 25 maggio, che avrebbe portato una miniera d’oro nelle casse della società tanto che ora non saremmo in questa situazione.
– Il mancato sfruttamento del brand sull’onda del triplete (il merchandising di quell’anno faceva pietà).
– La cessione di Thiago Motta nel gennaio 2012, che sancì il vero punto di non ritorno depauperando il centrocampo in maniera irreparabile.
Sul primo punto dev’essere chiaro che lo sport è spietato, perchè è fatto di cicli brevissimi rispetto ai tempi della vita normale. Milito era all’apice della carriera nel 2010, ma non era difficile capire che dà lì in poi sarebbe stata una parabola discendente, quindi il vero bene della squadra non va confuso con la riconoscenza, senza dimenticare che in quell’intervista di Madrid il primo a mancare di riconoscenza fu Milito, pronto ad alzare la posta nel pieno dei festeggiamenti. E’ chiaro che per il bene dell’Inter, i rinnovi quinquennali e a quelle cifre a Cambiasso e Milito furono la rovina dell’Inter, che ancora adesso paghiamo. Ma sappiamo anche che Moratti ha sempre trattato i propri giocatori come figli, venendo il più delle volte tradito.
Sul secondo punto Moratti ha ampiamente ammesso l’errore ed è inutile tornarci.
Veniamo alla cessione di Thiago Motta, fino a quel punto l’Inter era in declino, ma ancora si barcamenava, sotto la guida di Ranieri arrivarono sette vittorie consecutive e nel gennaio 2012 si parlava apertamente di corsa scudetto. Poi Ranieri fu privato dell’unico uomo di qualità e con visione di gioco del centrocampo, l’unico in grado di fare il regista (a parte in teoria Stankovic, ma in pratica il serbo nel 2012 era già un ex giocatore) e che il tecnico romano aveva supplicato di non vendere. Da allora fu il tracollo, interrotto dall’entusiasmo stramaccioniano dei primi mesi, e poi ripreso inesorabilmente.
Tornando al primo punto la vicenda ormai è chiusa, inutile tornarci, Moratti la penserà sempre così e i tifosi diversamente. Sul secondo punto Thohir è stato preso per questo. Sul terzo siamo ancora in attesa di un intervento riparatorio, si è anzi ingaggiato un allenatore come Mazzarri, che nella sua idea preistorica di calcio vedeva davanti alla difesa un giocatore dalle caratteristiche di Medel. Con Mancini le cose cambieranno, ha già chiesto alla società di intervenire a centrocampo e da lì dovrà ripartire la risalita.
Questo è quello che si può dire a mente fredda, per una storia ancora da scrivere.