Domenica ancora una volta la curva nord sarà chiusa per squalifica, questa volta però il razzismo non c’entra, il motivo è quella discriminazione territoriale che ancora non si è capito cosa sia. Abbiamo sempre preso posizione contro il razzismo, senza sconti per nessuno, ma in questo caso dobbiamo prendere posizione contro l’antirazzismo di maniera, che vede razzismo anche quando non c’è, anche quando si tratta di campanilismo, di rivalità accesa, sanzionando per di più in maniera intermittente: i cori contro Napoli non si possono fare, ma quelli contro Milano sì. Il politicamente corretto è una forma di dittatura del pensiero, che non serve a nulla nella lotta al razzismo, ma nega soltanto la libertà di espressione. Ne è un esempio il caso di un proprietario di una formazione NBA, che è stato costretto a vendere la squadra per aver scritto in una mail privata che a vedere le partite c’erano solo neri e che bisognava portare al palazzetto dello sport anche i bianchi. Una normale considerazione di marketing, espressa in forma privata, che gli è costata la cessione del club e lo ha costretto ad una lettera di pubbliche scuse e autodenuncia, come in una vera e propria inquisizione. Tornando alle vicende di casa nostra, i funzionari della lega calcio mandati negli stadi a vigilare sembrano non conoscere le radici storiche del razzismo, perciò vediamo passare del tutto inosservati e impuniti cori di natura antisemita, mentre si colpiscono sfottò campanilistici, che con il razzismo non hanno nulla a che fare. Che confusione.